domenica 14 settembre 2014

Articolo sulla manifestazione di ieri contro gli M346 a Israele, contro le servitù militari

Di seguito pubblichiamo l'articolo di varesenews, in merito alla manifestazione che si è tenuta ieri a Varese (come in altre città italiane), in solidarietà alla Sardegna, per dire No alle servitù militari, no agli M346 ad Israele, no a tutte le armi e a tutte le guerre, no alle fabbriche belliche!


"Non vendete gli M346 a Israele"

Il Comitato varesino per la Palestina ha protestato in piazza XX Settembre contro le forniture di armi dell'Italia ai popoli in guerra. «C'è troppa indifferenza sulla sofferenza dei palestinesi» 

«Questa città è sempre meno sensibile al dramma del popolo palestinese». Filippo Bianchetti, portavoce del Comitato varesino per la Palestina, è in piazza XX settembre con gli altri attivisti per unirsi alla giornata di protesta contro la guerra e denunciare l'indifferenza nei confronti di un conflitto che ha già provocato 2.250 morti tra i palestinesi.
«L'informazione - continua Bianchetti - è tutta spostata su Israele, come se in gioco ci fosse
solo l'esistenza di quello stato, ma il problema è un altro e ci riguarda molto da vicino.  Le conseguenze sono ancora più drammatiche rispetto all'operazione "piombo fuso"  che comunque provocò 1.500 morti tra i civili palestinesi».
Il Comitato protesta contro la vendita di armamenti da parte dell'Italia che tocca da vicino anche la provincia di Varese, perché gli M346, aerei addestratori prodotti dall'Alenia- Aermacchi a Venegono Supeirore vengono venduti anche agli israeliani. «Ci vuole un embargo generale delle forniture di armi ad Israele - continua Bianchetti - perché non rispetta le risoluzioni dell'Onu. Quindi chiediamo che i 30 caccia non vengano consegnati all'aeronautica di quel paese».
La questione è delicata anche sul piano delle relazioni interne soprattutto con il sindacato confederale provinciale.  «Viviamo una sorta di schizofrenia - conclude Bianchetti-. A Varese il sindacato plaude alla vendita di quegli aerei, come se quelle forniture non avessero conseguenze, mentre a livello nazionale, ad esempio la Fiom, ha una posizione contraria. Stesso discorso vale per la sinistra, troppo impegnata a fare dei distinguo e a ricercare un equilibrio inesistente in questo dramma. Bisogna uscire da questa situazione e riconoscere che esiste un piano etico che non può' sottostare a certe logiche».


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